SUPERBONUS 110% – Quando si rompe un “Giocattolo” per paura di giocarci
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SUPERBONUS 110% – Quando si rompe un “Giocattolo” per paura di giocarci

Il punto di vista, da un osservatorio privilegiato, dell’economista\commercialista Francesco La Fauci.

Francesco La Fauci: Gli studi prima umanistici a quelli tecnici combinati con un carattere marcatamente dinamico, insieme a caparbietà e continuo aggiornamento, partendo dal 1984, anno in cui fonda lo Studio Commerciale omonimo, gli hanno consentito di costruire un percorso professionale basato sulla fiducia, competenza, deontologia e di proporsi a tutt’oggi come riferimento nel panorama regionale siciliano. Il suo dire sulle problematiche legate al Superbonus110% di questi giorni offre spunti importanti di riflessione e di analisi.

L’articolo è apparso su la Repubblica. domenica scorsa.

Il problema non sono i pericoli di distorsioni del sistema o il proliferare di furbetti che provano a frodare lo Stato. Il problema è avere messo in campo un sistema a sostegno all’economia di cui oggi ci si dichiara essere incapaci a gestire o peggio si ha paura nel farlo.

Un tempo fatta la norma la stessa non rischiava di subire modifiche con effetto retroattivo.
La paventata ipotesi di modifiche delle procedure attinenti la cessione dei “maturandi” crediti per bonus che ne limiterebbero la circolarizzazione avrebbe un effetto ben più devastante della semplice modifica della norma originaria.

L’intento era mettere in movimento moneta virtuale creando a cascata risorse di scambio con un moltiplicatore da fondo di rotazione.

Sembrerebbe inverosimile eppure il Legislatore questa volta ha ben fatto.

Il sistema è elementare ma efficace 

Girano sempre le stesse cifre ma, ogni attore diviene in quota beneficiario di una parte di marginalità.

Neanche il tempo di gridare “evviva” “finalmente” questa volta ci siamo che si scopre l’inganno.

Certo è un termine forte detto così ma aiutatemi a trovare un termine più adeguato che sintetizzi cosa avverrà.

Un tempo era facile liquidare la vicenda inneggiando contro l’Agenzia delle Entrate rea di tutte le disgrazie dei contribuenti, ma consentitemi in questo caso l’Agenzia sarà parte lesa anche lei.

Certamente non lo sarà come il contribuente che vede svanire il moltiplicatore economico di un mercato che partendo a testa bassa ci annunciava la fine del tunnel e l’inizio della nuova liquidità immessa in un mercato sterilizzato negli ultimi anni da una domanda sempre più fioca, ma consentitemi anche l’Agenzia avrà il suo bel da fare nel passare alla tac chi, progettando e confidando nella certezza della norma, aveva posto in essere accordi contrattuali modulari.

È un tradimento…

Il problema non sono i pericoli di distorsioni del sistema o il proliferare di furbetti che provano a frodare lo Stato.

Il problema è avere messo in campo un sistema a sostegno all’economia di cui oggi ci si dichiara essere incapaci a gestire o peggio si ha paura nel farlo.

Quante volte di fronte ai problemi quotidiani che ci capitano quando, questi, più grandi di noi non riusciamo ad abbracciarli, la soluzione più semplice diventa la liberatoria frase: basta non faccio più niente…

La labilità personale fa male a noi stessi quella del legislatore crea danni nefasti e irreversibili.

Non c’è in gioco solo il futuro imprenditoriale di un comparto portante nell’asse economico.

C’è in gioco la credibilità di un paese che non darebbe garanzie di affidabilità.

Come si fa a spiegare ulteriormente i molteplici benefici di una nobile norma scritta per noi?

Ma ancora come si fa a spiegare i danni che ne scaturirebbero in caso di mancato rispetto degli impegni assunti con operatori e proprietari agli occhi di un paese che ha incrementato la propria fiducia economica anche con il sostegno di questo comparto.

Costruire è fisiologico e attiene alla speculazione dell’imprenditore che più o meno vede un buon affare nel realizzare il nuovo.

Ma vi chiedete quanto sia importante recuperare un patrimonio esistente incrementandone valore e spostandone in avanti per i nostri figli il beneficio della durata?

Sembra poco?

È in realtà non lo è perché fermare questo settore non significa fermare il settore edilizio ma l’immenso condotto diretto ed indiretto fatto non solo di commesse e forniture, ma da ulteriori aspettative per le forze lavoro che dopo 30 anni risultano insufficienti rispetto alla domanda del volano dei cantieri nati e che stanno nascendo e il terziario che rivive la speranza di flussi scomparsi.

E cosa dovremmo dire dei (giovani) professionisti che dopo anni bui di fuga dalle professioni vedono la luce.

Ma poi perché uccidere la gallina pensando che potrebbe fare uova marce?

Non sarebbe meglio controllare la catena di produzione delle uova?

Perché avere fatto esporre imprenditori di tutte le categorie risorte dalle ceneri per decapitarne il futuro su paure prevenute?

E vi prego non liberiamoci del problema inneggiando sempre al problema mafia per nascondere l’incapacità di gestire un nostro futuro dove il malaffare per un naturale fenomeno ce lo ritroveremo sempre accanto.

Lo Stato ci aiuti a combattere la mafia da dentro il sistema economico con il contributo diretto delle imprese, quelle sane che sanno denunciare, e non da fuori creando spettatori della fine di noi stessi…

Francesco La Fauci

 

L’articolo di riferimento su La Repubblica

3 Febbraio 2022

Autore:

redazione


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