Lo spettacolo del Maestro al teatro Beniamino Joppolo di Patti è stato come viaggio, ricco di scoperte, attraverso la storia del teatro, della musica, dell’arte e anche una sorta di investitura.. di benedizione…
Quando arriva a teatro nel tardo pomeriggio, tutti restano attoniti, … è lui… Il Maestro…
“Buonasera Patti”.
Mi svesto del ruolo e divento allieva… Si fa accompagnare in platea, vuol conoscere questo nuovo teatro.
Si accomoda in quarta fila e guarda intorno, i suoi occhi castani sono sempre guizzanti: ” E’ bello qui.. Carino davvero”.
E quasi con un moto di stizza, ci indica la caviglia dolorante che lo costringe a tenere il bastone … Ma nessuno bada a questo nemmeno sulla scena: il suo arrivo ha già acceso una miracolosa aurora nella sera di pioggia e tuoni…
Prima di concedersi ai giornalisti, controlla i punti luce, con attenzione, senza fatica alcuna, ha il copione tutto in mente…si percepisce la sua destrezza, l’occhio al dettaglio, al particolare: è il suo spettacolo, la proiezione della sua anima, e ha i ritmi di una saggezza che non è mai vecchia ma protesa al futuro.
Puccini- Albertazzi- uomo e musicista- uomo e attore. Il Maestro entra ed esce dal Personaggio con una disinvoltura incredibile, e la storia artistica e personale di Puccini passa al pubblico leggiadra come le sue arie famose.
Tutti canticchiano sommessamente, la musica coinvolge tutti, dico tutti: è il miracolo del teatro avviene ancora! Il maestro vola tra Leopardi, Shakespeare, Dante, lettere d’amore e ricordi… e si rimane lì attoniti …quasi increduli di fronte alla sua forza attraente… La poesia travalica il tempo e la voce robusta del Maestro ne suggella il trionfo.
“I Geni copiano, i mediocri imitano…! recita il Maestro, scoprendo le storture del nostro tempo.
Ci ritroviamo avvolti nel finale fiammeggiante, sulle note di Nessun Dorma… il pubblico entusiasta, si alza in piedi!
La gioa del Maestro per questa scoperta del teatro di Patti prosegue a cena: conosce molto bene Beniamino Joppolo.
Mi guarda spesso negli occhi, la sua intensità è troppa e non reggo il suo sguardo…
Il ricordo di Tindari è nitido e chiaro: recita i primi versi di Vento a Tindari “il teatro di Tindari mi è rimasto sempre impresso, ha stregato anche Quasimodo, il poeta italiano più greco in assoluto” “Maestro se vuol dire che ques’estate ritorna a Tindari, firmiamo adesso! ” e lui sorride compiaciuto, con un arrivederci presto, molto presto.