Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’attore e regista Tony Gangitano, nato il 7 settembre 1966 a Caltanissetta…
Buongiorno Tony! Vorrei domandarle subito quando e soprattutto mosso da quale motore interiore ha avuto origine il suo impegno e la sua dedizione in campo artistico – tanto da essere oggi uno stimato regista e attore di professione. “Buongiorno Giulia! Il mio cammino verso il mondo del cinema e dello spettacolo in generale ebbe avvio all’età di quindici anni. Tutto iniziò nel momento in cui cominciai appunto a trasmettere in una delle radio private che vi erano negli Anni ’80 ossia Radio Sicilia Uno, a Caltanissetta. Di proprietà di mio padre, mi ci dilettavo – alcune ore del giorno – con una mia trasmissione. Al quel tempo, la radio era l’Internet di oggi. Le ragazze, affascinate dalla voce, chiamavano dalle cabine telefoniche a gettone per dedicare dei brani o solo per chiedere un appuntamento e poterti conoscere. Man mano presi ad amare lo schermo, sino a intraprendere l’arte della recitazione ed esaudire il mio grande desiderio di definirmi un attore – ancor prima di essere un regista”.
Da piccolo chi immaginava di diventare “da grande” e che bambino è stato? “Dai miei ricordi presumo che sarei voluto diventare un dottore, poi un poliziotto e dopo ancora un maestro di karate… insomma, quello che da piccoli si crede di divenire da grandi non accade quasi mai. Penso di essere stato un bravo bambino ma, a detta di mia madre, molto capriccioso nel volere per forza le cose che dicevo io e come le volevo io”.
Cosa rappresenta per Lei l’Arte, la recitazione in particolare e quale ritiene esserne il principale pregio e potere? Secondo la sua sensibilità, ammesso che i due aspetti siano discernibili, si sente più affine a un’artisticità intimistica e “auto centrica”/autobiografica o maggiormente vicina al sociale, al politico? “Per me l’arte è la memoria di un popolo che, attraverso la recitazione, può fungere da monito a tante cose. Un popolo senza ricordi dell’arte in tutte le sue forme, è un popolo ignorante. La recitazione ti fa esternare tutto il tuo essere, a volte anche le cose che non riusciresti mai a dire neppure a chi ami veramente. Io mi avvicino molto al sociale, ma non al politico. Amo parlare di cose reali e quindi i miei lavori sono quasi sempre tratti da storie vere”.
Quale ruolo le sembra che giochi attualmente l’immagine visiva nella società, nei più differenti campi della vita – dunque non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo – e altresì nell’essere, forse, una “cartina tornasole” di alcune caratteristiche psicologiche di ciascuno di noi? “Secondo me oggi l’immagine visiva, nella società, gioca un ruolo molto sporco. Io amo il cinema in tutte le sue forme, ma non condivido assolutamente l’attuale impasto di stranezze… stranezze che stanno deviando e avvicinando i giovani a cose che nulla hanno a che vedere con la vera essenza della tv e del cinema”.
Quando guarda-legge-ascolta una persona, cosa la impressiona positivamente ed entusiasma maggiormente? Vi è, alla luce di ciò, qualcuno che stima in maniera particolare e con il quale vorrebbe collaborare? “Leggendo o guardando una persona, ciò che mi impressiona è il suo essere sincero e non finto …e questo sia per quello che concerne l’aspetto interiore che esteriore. Amo ascoltare chi sa dare prova d’intelligenza e non d’arroganza. La voce dell’attore che tanto stimo, sin da quando girò “La piovra”, è quella di Remo Girone. L’ho avuto sul set del mio ultimo film “Lupo Bianco”, tratto dalla storia vera del Maestro Carlo Olmo – pellicola prodotta da CinemaSet e scritta dalla bravissima Stephanie Beatrice Genova. Rimane però il mio sogno per eccellenza collaborare, anche solo per un attimo, con il grande mostro del cinema: Al Pacino!”.
L’empatia, nella vita e per un attore in special modo, quanto è importante e come la spiegherebbe a un bambino? L’ironia invece quale valore incarna e aggiunge o no, conferisce o meno, all’esistere? “L’empatia nel settore della recitazione è molto importante, soprattutto quando si è immersi in una scene in cui ci si ha di fronte un altro collega attore… se sei empatico, puoi vedere e riconoscere in lui lo stato d’animo di gioia o di dolore che i suoi occhi trasmettono. L’essere ironico è un valore aggiunto, specialmente nei momenti difficili che tendono a destabilizzare la persona. Non bisogna invece usare l’ironia per ferire, sarebbe un uso improprio”.
La capacità di rinnovarsi in base ai tempi e ai luoghi quanto è fondamentale, a suo avviso, e cosa significa e comporta per quello che la riguarda? “Rinnovarsi è molto importante perché oggi il cinema e il modo di lavorare è diverso rispetto al passato e bisogna, comunque sempre, cercare di piacere al pubblico… certo ciò comporta dei tagli a cose che amavi e che hai imparato col tempo, tuttavia il mondo cambia e quindi si deve essere camaleontici”.
A proposito di social, qual è il suo pensiero a tal riguardo e con quale finalità ci si approccia e li utilizza [clicca qui https://instagram.com/tonygangitano?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo IG di Tony Gangitano]? “Io utilizzo i social per aggiornarmi lavorativamente e anche per dialogare con amici e colleghi, ma non è semplice perché ora li si adopera per tutta una serie di cazzate che non fanno bene a chi non ha ancora capito che viviamo in un mondo di falsità. Usare i social è importante, però è necessario prestare attenzione a chi lo fa in maniera poco corretta… si arriva a perdere se stessi”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare quanto sono rilevanti nel suo quotidiano e in che misura hanno veicolato e veicolano adesso i suoi giorni e la sua carriera? “Nella mia carriera, i ricordi mi aiutano molto perché mi portano a essere vivo e a catturare il meglio per i giovani di oggi. La progettualità è essenziale per ogni lavoro che si deve intraprendere, mentre dell’osare e sperimentare ve parlerò presto (nella risposta all’ultima domanda)…”.
Per quello che concerne il film “Lupo Bianco”, da lei diretto e che è approdato alla Mostra del Cinema di Venezia, ha voglia di condividere con i lettori la sua genesi e cosa l’ha indotta a girarlo? “Quando la sceneggiatrice Stephanie Beatrice Genova mi propose la creazione di un film sulla storia di un filantropo di Vercelli, io non mi resi tanto disponibile né mi dimostrai troppo d’accordo. Passò qualche mese e la stessa mi prospettò nuovamente il progetto. Fu allora che cominciai a fare delle vere e proprie ricerche su chi fosse Carlo Olmo e mi si aprì un mondo perché tutto era come se fosse già predestinato. L’attore Diego Camilleri ci fece mettere in contatto, poi io cercai la produzione CinemaSet di Antonio Chiaramonte e subito dopo ci incontrammo in Sicilia. Il suo vissuto mi affascinò tanto, di questo – sino ad arrivare ai giorni della pandemia – si trattava e delle sue straordinarie opere per salvare la gente. Una volta compiuti i sopralluoghi a Vercelli, dove dovevamo poi girare, rimasi a bocca aperta per tutto quello che vidi all’interno della meravigliosa accademia del Maestro Carlo Olmo. Da quel momento la sceneggiatrice non si fermò più di scrivere ed è così che siamo arrivati a un film di due ore che parla della vita proprio di Carlo Olmo. Ci sarebbe ancora tanto da dire, ciononostante mi fermo qui invitando tutti a vedere il film sulla piattaforma Amazon Prime”.
Infine, prima di salutarci, vuole anticiparci quali sono i suoi prossimi progetti? “Sto lavorando a una masterclass sulla mia nuova tecnica da me stesso definita MDT (movie-documentary-theater), trilogia che insegnerò ai ragazzi. È, ciò, un effetto sortito dal mio ultimo lavoro su di una leggenda accaduta nel lontano 1618 a Caltanissetta, ovvero il ritrovamento di un Cristo Nero che ho trasformato in un prodotto filmografico dal titolo “U CRISTU TRUVATU”. Stiamo cominciando la promozione per questi nuovi studi, che dureranno sei mesi, in cui i ragazzi si impegneranno a studiare per l’appunto la tecnica MDT – sino, alla fine del corso, essere loro medesimi i protagonisti di un lungometraggio da veicolare in Festival e scuole. Grazie Giulia e viva il cinema!”.