TORRE FARO – Partecipata assemblea No ponte: “Opera insostenibile e dannosa”. Gli interventi in piazza
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TORRE FARO – Partecipata assemblea No ponte: “Opera insostenibile e dannosa”. Gli interventi in piazza

– di Corrado Speziale –

Un’assemblea No ponte, a Torre Faro, molto partecipata, ha confermato la riorganizzazione sul territorio degli attivisti dello Stretto in opposizione alla realizzazione della mega opera. La risposta, pertanto, al provvedimento del Consiglio dei Ministri che fa rinvenire la Stretto di Messina s.p.a, dopo lo scioglimento della società, non si è fatta attendere. Gli attivisti messinesi, assieme ad una rappresentanza calabrese, hanno dato vita ad un incontro dinnanzi all’incantevole scenario dello Stretto, confrontandosi sul tema e condividendo i contenuti che daranno vita a tante iniziative previste a Messina e in Calabria. Attraverso tanti interventi sono stati trattati gli argomenti “storici”, ma sempre attuali, che motivano l’opposizione al progetto tanto dibattuto e contestato, a suo tempo messo da parte, adesso rispolverato e declamato dal ministro Salvini. Nel corso dell’evento, ricordati due stimatissimi difensori dello Stretto che non ci sono più: Emilio De Domenico e Giuseppe Sanò.   

Torre Faro, incantevole borgo messinese che si estende su Capo Peloro, sul tema ponte sullo Stretto, ritorna ad essere luogo di dibattito e di confronto. Ma soprattutto, di lotta. Intanto, a discapito di chi intende pretestuosamente “scambiare” un’assemblea cittadina con una manifestazione o un corteo, esibendo cifre di partecipazione inappropriate, arriva una puntualizzazione: si tratta di una “riunione” organizzata all’aperto, nel luogo direttamente interessato, approfittando della prima domenica di primavera,  poiché vista la massiccia partecipazione all’assemblea di dicembre, nel salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, non ci sarebbe stato spazio sufficiente a contenere così tanti partecipanti. I motivi sono ben noti: il provvedimento del 16 marzo scorso, disposto dal CdM, inteso come decreto ponte “salvo intese” con cui si riattiva la società Stretto di Messina, messa in liquidazione nel 2013, non va giù a tantissimi messinesi e calabresi. Per questo motivo, da tempo in città si è aperto uno spazio No ponte, da cui sono ripartite idee e programmi per opporsi nuovamente alla mega opera, dopo che tutto sembrava ormai lasciato alle spalle, considerate le priorità e le urgenze mai risolte nel corso degli anni.

Tanti interventi di svariati attivisti, provenienti da più realtà cittadine e calabresi, hanno caratterizzato l’assemblea.

Gino Sturniolo: “Questa assemblea è un atto propedeutico per le iniziative dell’estate, la risposta al decreto ponte, pieno di bufale. L’obiettivo è sconfiggere questa offensiva distruttiva che ci viene lanciata. Questa piazza dimostra che l’assemblea di dicembre ha avuto una continuità e che quindi serve tutta la disponibilità per andare avanti nella lotta. Probabilmente il ponte non si può realizzare. Manca di tutto, progetto, contratto e soldi. Ma ciò non toglie che non facciano danni anche senza costruirlo”. Nello specifico: “Danni politici, perché impicca comunque il nostro territorio, ed economici, perché fa sperperare enormi risorse pubbliche”. L’inutilità: “Il ponte – prosegue Sturniolo – non serve né a Messina né a Torre Faro, ma solo ai costruttori, ai progettisti e ai politici”. Le “bufale”, giusto alcune: “Il risparmio nell’emissione di CO2, quando invece per produrre cemento e acciaio avverrebbe tutto il contrario, e riguardo ai 120 mila posti di lavoro. Dati falsi”. Le incongruenze già riscontrate: “I tempi di realizzazione sarebbero molto maggiori di quanto dicano e il trasporto delle enormi quantità di materiali da scavo renderebbe invivibile la vita a decine di migliaia di persone. Si parla del passaggio di un camion ogni trenta secondi…” Cosa fare: “Occorre decostruire tutta la loro narrazione tossica e recuperare interamente la militanza No ponte, riconoscendoci reciprocamente, facendo ciascuno la propria parte”. La fiducia e la speranza: “Noi il ponte non lo faremo realizzare. Questo è il nostro nuovo mattino”.

Peppe Marra, No ponte Calabria, inizia con ironia: “Ringraziamo Salvini perché ci permette di riprendere un percorso che si era interrotto e che ci ha impedito di realizzare la vera mission del movimento No ponte, finalizzata a proseguire la lotta verso tanti obiettivi. Il ponte – prosegue Marra – per noi non ha mai rappresentato soltanto due piloni e un impalcato ma la costruzione di una cortina di fumo per mascherare l’incapacità di affrontare i problemi di questi territori”. Pertanto: “Vediamola come un’opportunità, perché il ponte lo fermeremo. I calabresi e i siciliani non sono come i loro governanti, piegati ai diktat dei grandi poteri, capiscono bene che questa non è un’opportunità di sviluppo”.

Aldo Trifiletti: “I motivi per dire no a questa follia sono tanti e insuperabili, da quegli ambientali, geofisici, con tanta sismicità, a quegli economici. Siamo in un ambiente bellissimo e la città, se mai si avviasse il cantiere per il ponte, sarebbe violentata. In passato si era fatto richiesta per aver riconosciuto lo Stretto come patrimonio dell’umanità. A chi ci accusa di benaltrismo, noi rispondiamo che quello loro è un nient’altrismo…”

Manuela Scarcella, del comitato No ponte Capo Peloro. “Il nostro comitato non ha un colore politico perché la battaglia contro il ponte non è né di destra né di sinistra. Serve a difendere il nostro territorio. Il comitato nasce ai fini informativi per i residenti in merito agli espropri, alle servitù, ai vincoli che verranno posti sulle nostre teste”. Le preoccupazioni: “Ci stravolgeranno la vita. I nostri figli sono andati via, non pensavamo di farlo anche noi a causa del fatto che ci tolgono le case costruite con il nostro sudore”. Restare sospesi, senza certezze per il futuro:“Da vent’anni non riesco a sistemare casa mia perché ho sempre l’incubo di questo ponte…”.

Antonio Mazzeo ha introdotto delle novità fondamentali sulla sostenibilità dell’opera:

“Già nel 1987, un generale dell’esercito ritenne insostenibile e indifendibile il ponte sullo Stretto, perché sarebbe diventato un obiettivo su cui scatenare un conflitto”. Argomento quanto mai attuale, considerato quanto accaduto nella guerra in Ucraina al ponte di Kerch tra Russia e Crimea. “Quel generale – prosegue Mazzeo – ha rivelato che sarebbe stato fondamentale nella presentazione di qualsiasi progetto analizzare i costi finanziari per la difesa della struttura. Per il ponte sullo Stretto la spesa sarebbe stata quanto quella per realizzare l’opera stessa, quindi con costi raddoppiati”. La preoccupazione: “Sarebbe un progetto di militarizzazione del territorio che si aggiungerebbe alla distruzione dovuta all’opera in sé”. Qualche esempio inquietante: “Predisporre stazioni missilistiche, militarizzare l’aeroporto di Reggio, creare un sistema di unità navali sullo Stretto”. Le deduzioni: “Questo comporta che la sostenibilità della difesa del ponte deve entrare nel progetto con il raddoppio dei soldi occorrenti. Dove li prenderanno?” Un’altra novità che appare determinante: “È stata fatta una scelta strategica da parte dell’Unione Europea, accelerata dal conflitto in Ucraina. La Commissione europea ha emesso un decreto che sancisce che da ora in poi verranno finanziate soltanto opere infrastrutturali funzionali alla mobilità militare che rispondano a principi sia civili e che militari”.

Santino Bonfiglio: “È importante oggi essere in tanti. Ci impongono delle scelte che non servono a noi, ma ad altri. Fondamentale è la continuità della nostra azione, della nostra battaglia. In città abbiamo aperto lo spazio No ponte. Cerchiamo di lavorare in sinergia con gli altri comitati”.

Peppe Magazzù: “Occorre trovare obiettivi precisi. Al posto di no ponte, parliamo piuttosto di pro-Stretto, ossia denominare in maniera diversa tutto ciò per cui vogliamo batterci. Abbiamo la possibilità che questa opera non passi sulla testa dei messinesi e dei calabresi? Abbiamo il diritto di poter decidere? Allora possiamo batterci per questo punto”.

Elio Conti Nibali: “Viviamo nel posto più bello del mondo. Lo dico anche nel rispetto di tantissime persone che più di noi in tutti questi anni hanno mandato segnali forti di difesa e di sviluppo sostenibile di questo territorio”. Da qui, il ricordo di Emilio De Domenico, cui ha fatto seguito dalla piazza un pensiero per l’indimenticato Peppe Sanò. Ancora Conti Nibali: “Questo ponte non si può fare. Non hanno idea di cosa parlano. Già, soltanto iniziarlo, sarebbe una devastazione, dovremmo andare via tutti…”

Gerardo Pontecorvo, della federazione di Europa Verde – Reggio C., espone una concreta alternativa: “Abbiamo inviato già la nostra proposta in Parlamento per l’istituzione del parco nazionale dello Stretto e della costa Viola, che scompagina i piani, perché a differenza dei dubbi delle difficoltà e delle bugie del ponte, il parco è facilmente attuabile perché il territorio ha tutte le caratteristiche riconosciute con la legge 394 sulle aree protette”. La prospettiva: “Proporremo uno sviluppo verso il benessere alla popolazione. Risorse naturali, turismo sostenibile, recupero dei centri urbani. Tutto può essere gestito da un ente che ha il potere di farlo”.

Pietro Patti, segretario della CGIL: “Bisogna uscire dalle ambiguità. Evitare di restare nella zona grigia, tra quelli che non prendono mai decisioni e che dicono e non dicono”. Una posizione netta: “La CGIL, in questo momento, è contraria al ponte sullo Stretto. Lo diciamo adesso e lo diremo dopo. Non è la mancanza del ponte che ci divide dal resto dell’Italia, ma la presenza della mafia e del malaffare. Sulla fattibilità del ponte anche il mondo scientifico è diviso. Bisogna andare nel merito delle questioni. Dobbiamo pensare ad un nuovo modello di vivere la città, di sviluppo sostenibile che non può essere sempre il cemento”. Centra l’argomento: “Il ponte crea posti di lavoro? Li può anche distruggere… I numeri non li conoscono neanche loro. Sentir dire a Salvini che il ponte costerà quanto il reddito di cittadinanza è veramente vergognoso”.

Gianni Minutoli, del comitato per la rinascita del litorale di Galati e Santa Margherita, trascina con sé altri problemi della zona sud: restare uniti per rendere vivibile tutta la città.

Enrico Russo, del Circolo territoriale Arci: “Lavoro nel settore ricettivo. I miei colleghi aspettano il ponte come una manna dal cielo. Io mi occupo di turismo, non c’è motivo di aspettare il ponte per riempire le nostre strutture. Vorremmo vivere di turismo per tantissimi anni”.Un esempio sulle lentezze e le reali priorità: “Dopo 27 anni non abbiamo ancora la bretella di Giostra!”

Piero Idone, storico attivista e studioso No ponte – Calabria: “Noi dello Stretto siamo un unico popolo. Per noi il mare non è mai stata una frontiera. Vogliono riavviare l’iter che noi avevamo interrotto con delle controdeduzioni pesantissime al progetto. Monti capì che dietro c’era una truffa. Nel momento in cui la Stretto di Messina, concessionaria dello Stato, dirà che il ponte è realizzabile, lo affiderà alle imprese con il progetto esecutivo che ancora non esiste. Cosicché, questi chiederanno il risarcimento danni perché lo Stato ha affidato loro un’opera irrealizzabile”. Per cui: “Che lo dicano chiaro che si tratta di una truffa”.

Antonino Risitano, ingegnere, già professore al Politecnico di Torino e all’Università di Catania: “Tecnicamente il ponte non è fattibile. Sulla prova nella galleria del vento fanno vedere un’immagine che dura giusto qualche secondo. Il ponte sullo Stretto non è una struttura di ingegneria civile, è una struttura aeronautica. Ho chiesto ai miei colleghi, compreso il prof. Siviero, se hanno idea del problema dello scirocco…”

Daniele David: “Crediamo in questa mobilitazione con la consapevolezza che siamo soli. Abbiamo tutti contro. Spero che questa consapevolezza attraversi tante aree in sofferenza. Indipendentemente dalla fattibilità o meno, è un progetto contro questo territorio”.

Palmira Mancuso, giornalista e dirigente politica di Più Europa: “Il decreto ‘salvo intese’ la dice tutta sulla propaganda di Salvini che in questo momento è in affanno nei confronti della Meloni, per cui sta ricorrendo al populismo. Il nostro no deve essere razionale e fatto di dati e di persone che si responsabilizzino a ogni livello. Non commettiamo l’errore di ritrovarci con le stesse parole di vent’anni fa. Non pensiamo a cappelli politici su questa battaglia”.

Citto Saija: “Vorrei dire al ministro delle Infrastrutture che siamo nella Riserva di Capo Peloro. Poi, che la Sicilia è stata sempre europea, da secoli. Siamo stati sempre in contatto con l’Europa, con l’Asia e con l’Africa senza bisogno del ponte. È opportuno che il sindaco dica apertamente che a Messina vi è un’altra realtà, non solo quella dei professionisti, ingegneri e architetti. La città non ha necessità del ponte. I siciliani sono contro il ponte”. Un appello alla politica. Uscire dall’ambiguità: “Nel Pd, così come non si parla di pace non si parla del ponte. Il movimento 5 Stelle va stanato…Confermino anche loro di essere contro il ponte”.

Claudio Risitano: “Abbiamo argomenti buoni a cui attingere con le intelligenze giuste, e possiamo creare energie all’altezza dei percorsi della lotta che verrà. Di fronte non abbiamo qualcuno con cui scherzare. Le ragioni tecniche per cui il ponte non si potrebbe realizzare è un argomento che preoccupa, perché penso che niente possa metterci a riparo dal rischio che venga distrutta la città.  Si rischia che venga ipotecato il nostro futuro ancora più di quanto non l’abbiano fatto fin qui. Non possiamo fare una lotta che difenda lo status quo. Il no al ponte deve essere il prisma attraverso cui guardiamo a tutte le ferite e le cicatrici inferte a questo territorio”. La riflessione sul passato: “Abbiamo pianto i morti per le bombe d’acqua. Abbiamo vinto con l’aver impedito di iniziare i cantieri del ponte, ma abbiamo perso tutte le altre volte rispetto alle nostre altre rivendicazioni, quali la sicurezza del territorio. Hanno messo al centro il profitto di pochi con l’annichilimento delle nostre vite”. La soluzione: “Avere fiducia in noi stessi, imparare ad auto-organizzarci, anche a costo di ripartire da zero. Ma non partiamo da zero. Abbiamo acquisito una competenza per dolore (riferimento alle restrizioni covid, ndr)”. Il metodo: “Dovremmo vivere di interconnessioni…” La suggestione e la promessa: “La Sicilia è uno dei pochi posti al mondo tra il mare e le montagne innevate. Riprendiamoci la nostra vita. Noi questo paesaggio non lo faremo deturpare”.

27 Marzo 2023

Autore:

redazione


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