L’ispirazione verso un evento dove tutto deve avere un senso compiuto, l’intensità dei contenuti, la forza evocativa di un “rito” che fa parlare ed emozionare da sempre l’umanità.
Ciascuno ricerchi le proprie sensazioni dinnanzi alla rappresentazione del più importante e doloroso “percorso” che la cristianità ci abbia mai consegnato: la salita al Gòlgota, il Calvario di Gerusalemme, la crocifissione di Cristo.
La Via Crucis appartiene alla storia, alla fede, all’arte. Ed in questi giorni anche il Teatro Vittorio Emanuele di Messina ha aperto le porte ai vari visitatori appassionati che, in un modo o nell’altro, si ritengono interessati al tema, ospitando una mostra di Antonello Bonanno Conti, pittore, scultore, designer, originario di Capizzi, che vive e lavora a Messina. Artista che attraverso l’inconfondibile tratto e le forme che lo caratterizzano, dal 1996, con mostre personali e collettive, offre la propria arte alla collettività.
Quest’ultima sua “personale”, ospitata nel foyer del Teatro Vittorio Emanuele, ideata e curata da Saverio Pugliatti, esperto dell’Ente Teatro per la cura degli eventi culturali, è stata inaugurata Domenica scorsa e sarà aperta fino al prossimo 12 Aprile. La mostra segna così l’apertura del Teatro anche ad eventi d’arte figurativa, nel corso di una ottima stagione che sta scorrendo con un ricco cartellone che comprende prosa e musica.
In considerazione del tempo impiegato per creare le opere ed allestire l’esposizione, consistente in 15 stazioni della Via Crucis, rievocate magnificamente dall’artista, rappresentate ed articolate in 21 opere – tra cui due sculture in pietra realizzate in precedenza ed installate ad hoc – si può tranquillamente parlare di una “estemporanea”: 8 giorni, compresa la costruzione dei vari supporti, nel corso dei quali Bonanno Conti ha realizzato il tutto quasi direttamente in loco, hanno il sapore del record. Ed ecco spiegata dall’artista tanta forza di volontà: “Dal punto di vista grafico e realizzativo sono stato particolarmente ispirato. Quando, in questi casi, realizzi un’opera – dice Bonanno Conti – pensi già come dovrà essere la prossima”. Un lavoro organico, dunque, sospinto dalla forza delle idee, dalla creatività e dalla passione che anima da sempre l’artista.
Agli occhi del visitatore risalta subito la “passione” della Settimana Santa che assume le forme e i colori di una “passione universale” evocativa prima della sofferenza, poi della morte ed infine della rinascita interiore ed esteriore dell’Uomo. Figura alla quale Cristo viene assimilato, con la Madre che alla discesa del Figlio dalla croce, trafitto dalla violenza umana – braccio armato dell’ingiustizia – diviene divinità, portatrice della Creazione, così com’è nella sua natura.
Ed è la forza rigeneratrice dell’animo e della mente umana, accompagnati da quella, ineguagliabile, della fede, a vincere su tutto. Cristo, prima crollato a terra tre volte sotto il peso della croce e risollevato, poi spogliato, crocifisso e ucciso, trova per sepolcro una “barca d’oro” rigeneratrice di vita e di speranze. Ma la Via Crucis, così come voluta da Giovanni Paolo II, non può concludersi con la morte. Ed ecco allora che Cristo risorto, assume le sembianze di una sagoma d’uomo avvolta da un’esplosione cromatica attraversata da un fascio di luce che regala straordinarie suggestioni.
Nelle opere, disposte in ordine, coincidenti con le relative stazioni, Gesù è prima condannato a morte, poi, caricato della croce, inizia l’ascesa al Calvario. Nel suo percorso cade una prima volta, dopodiché incontra sua Madre, aiuta a portare la croce del Cireneo, riceve le cure di Veronica che gli asciuga il volto. A seguire, cade una seconda volta, e dopo essersi rialzato ammonisce le donne di Gerusalemme. A questo punto è stremato, cade una terza volta, e dopo essere giunto in cima al Gòlgota viene spogliato e crocifisso. Una volta morto, viene deposto dalla croce e collocato nel Sepolcro. Da lì, la Resurrezione.
L’artista dà uno spiccato senso a ciascun particolare: ogni volto ha quasi sempre tre sfaccettature. Prima quello di Cristo, poi quello della Madre che riceve il volto divino, rappresentano la Trinità. Ad ogni caduta corrisponde una croce a terra di diverso peso ed intensità: mentre il percorso avanza, le forze vengono meno e la croce si fa sempre più pesante. Due pitto – sculture spiccano fra tutte le opere: la Crocefissione e la Resurrezione. Le opere che raffigurano Cristo-Uomo in vita sono poggiate a terra, sul pavimento, mentre quelle finali, ad eccezione del Sepolcro, ne risultano sospese: lo impone la rappresentazione del Divino. Oltre al bianco ed il nero nella loro essenzialità, con i quali l’artista riduce e semplifica le scene, spiccano il rosso e l’oro: il primo è carne, sacrificio, potenza; il secondo, valore in sé, elemento rigeneratore, produttore e riflettore di luce. Il tutto con un’eccezione: la Resurrezione. Là, centinaia di piccole croci dai contorni indefiniti compongono un insieme straordinario di colori in un’esplosione generale di vita rigenerata. Tantissimi colori, ad eccezione di uno: il nero, segno di un dolore ormai passato e di una sofferenza che lascia spazio ad una gioia indefinita, da cogliere ed interpretare.
Bonanno Conti ha un fare semplice, quasi distaccato e dimesso da ciò che crea in modo straordinario, come se tutto, una volta realizzato, fosse consegnato ad un naturale destino, ad un futuro vago, così da lasciarsi il presente alle spalle. “Sto facendo quello che volevo fare da grande…”, ci dice, soddisfatto della mostra, con sottile ironia, senza alcuna enfasi. La sua è un’arte personale dalla marcata iconografia, frutto di esperienze che uniscono creatività, gusto e tecnica in un tutt’uno che emoziona il visitatore, facendolo compenetrare in un percorso aperto, disponibile da varie prospettive, mai banale, sempre carico e motivato, nel quale non si rilevano limiti evidenti né confini prestabiliti.
Questa Via Crucis è concepita per i credenti, così come per i non credenti. Nel foyer del “Vittorio Emanuele”, in questi giorni, si “respira” arte allo stato puro, animata da quello spirito di passione e di fede che intorno a Pasqua si fa presto a ritrovare.
Corrado Speziale