di Corrado Speziale
Con 23 voti favorevoli sui 27 necessari, 10 contrari e 5 astenuti, su un totale di 38 consiglieri presenti in Aula, la mozione di sfiducia nei confronti dell’Amministrazione Accorinti è stata respinta. La seduta, iniziata alle 17.30, interrotta più volte, si è conclusa alle 3.30 della notte. Dopo la relazione della presidente Barrile ci sono stati ben 27 interventi, tra cui quello del sindaco. Dalla votazione finale è emerso che le uniche “sfiducie” sono state portate da alcuni consiglieri all’interno dei propri gruppi. A fare la differenza nel totale sono stati due consiglieri di Grande Sud, Vaccarino e David, la presidente Barrile e Parisi di Forza Italia, e Pagano (ProDem), che si sono astenuti. Oltre a Cardile, Iannello e Gennaro (Pd), voto negativo da parte di Abbate e De Leo (Misto), Burrascano (Megafono) e i quattro di CMdb. Il sindaco e la giunta, alla fine, sono stati acclamati dai numerosissimi attivisti intervenuti sugli spalti. Accorinti: “Siamo contenti perché abbiamo la voglia di continuare tutti insieme. E’ un’esperienza straordinaria”.
Ai diciassette firmatari della mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Accorinti e della sua giunta, alla fine, l’impresa di raccogliere altre dieci adesioni e far “saltare il banco” all’Amministrazione non è riuscita. Tutti restano ancora in carica, dunque, per altri 15 o 16 mesi, Consiglio compreso, fino alla naturale scadenza elettorale del 2018. A presentarla, la sfiducia, come primi firmatari, erano stati i gruppi dei Centristi per la Sicilia, già Udc, e del Ncd, rispettivamente guidati da Mario Rizzo e Daniela Faranda, per i quali si registra così un nulla di fatto. L’esperienza è da intendere pertanto come una prova di forza all’interno e fuori da partiti e coalizioni in vista delle serrate campagne elettorali del prossimo anno. Intanto, Accorinti e la sua giunta hanno incassato l’ennesimo successo che tra il ballottaggio vinto nel 2013, i ricorsi amministrativi e adesso l’annullamento della mozione di sfiducia in Consiglio, fanno pensare a un gruppo che a dispetto di partiti e forze politiche anche di valenza nazionale, si fortifica sempre di più. E la contingenza, anche stavolta, non è casuale: in politica, si sa, la forza si misura in ragione degli avversari e talvolta con la loro debolezza, disorganizzazione, se non addirittura evanescenza. In Consiglio comunale, a Messina, considerate le trasformazioni e trasfigurazioni “politiche” con passaggi di consiglieri da partiti e gruppi ad altre sigle negli ultimi periodi, i conti vanno fatti con i politici locali di riferimento: in questa fase l’ago della bilancia lo reggeva Genovese, da due giorni rientrato in Parlamento. A lui fanno capo i gruppi di Grande Sud e una parte di Forza Italia, che hanno prodotto 4 astensioni. Così ne hanno fatto le spese D’Alia, Germanà e Picciolo che a Messina dovranno “tenersi” Accorinti per un altro anno. Invero, la sfiducia, proprio per il breve periodo su cui incideva, avrebbe avuto il sapore della beffa. Non per niente, alcuni consiglieri, votando No o astenendosi, non hanno fatto mistero di non voler incappare nell’effetto boomerang, non volendo concedere ad Accorinti alibi che lo fortificassero elettoralmente.
La seduta consiliare è stata a tratti “infuocata” dalla presenza sugli spalti da una massiccia schiera di accorintiani che hanno fatto sentire la propria voce in difesa dell’operato del sindaco. E come già accaduto nell’evento in piazza del 28 gennaio, in difesa del primo cittadino si è mobilitata tanta nuova gente che di fatto ha preso il posto di chi, nel corso del tempo, ha deciso di abbandonare Accorinti e la sua esperienza amministrativa.
La seduta del Consiglio ha preso il via alle 17,30 e, interrotta più volte, si è conclusa alle 3.30 della notte. Dopo la relazione della presidente Emilia Barrile ci sono stati ben 26 interventi della durata di circa venti minuti ciascuno, ad eccezione di quello del sindaco, al quale è stato concesso maggior tempo. Prima del sindaco sono intervenuti i capigruppo Mario Rizzo (Centristi per la Sicilia), Daniela Faranda (Ncd), Elvira Amata (Fratelli d’Italia); Carlo Abbate (Misto), Pio Amadeo (Sicilia dem.), Benedetto Vaccarino (Grande sud), Giuseppe Santalco (Felice per Messina), Giuseppe Trischitta (FI) e Lucy Fenech (CMdb). Dopo l’intervento del primo cittadino è toccato all’altro capogruppo, Antonino Carreri (Dr-Sicilia Futura). Dopodiché hanno parlato Libero Gioveni (Centristi per la S.), Giuseppe De Leo (Misto), Carlo Cantali (Felice per Me), Piero Adamo (SiAmo Me), Claudio Cardile (Pd), Nicola Cucinotta (Pr.dem), Cecilia Caccamo (CMdb), Daniele Zuccarello (Misto), Donatella Sindoni (Grande sud), Maurizio Rella (CMdb), Simona Contestabile (Pr.dem.), Pietro Iannello (Pd), Fabrizio Sottile (SiAmo Me), Ivana Risitano (CMdb) e Gaetano Gennaro (Pd).
Intorno all’1.30 tra i banchi si scatena una dura polemica: le persone presenti sugli spalti rivolgono le spalle all’Aula nel corso dell’intervento di Donatella Sindoni. Giù se ne accorge Trischitta che richiama con veemenza l’intervento della presidente, la quale ordina di sgomberare gli spalti, dopodiché sarà lei stessa a lasciare l’Aula. Ne viene fuori una bagarre che culmina con l’intervento dei vigili urbani in tribuna e di qualche agente della Digos. Ma si trattava di un’azione pacifica risolta in breve tempo.
Nel merito della sfiducia, sindaco e giunta sono stati attaccati dai consiglieri più che altro sugli argomenti contenuti nel programma elettorale, più volte affrontati in modo ripetitivo, con differenza di letture e di approfondimenti tra i diversi consiglieri. Ma non sono mancati spunti che sicuramente meriteranno degli approfondimenti. Chi non ha votato la sfiducia ha invece generalmente “concesso” responsabilmente all’Amministrazione un ulteriore anno per “recuperare” il tempo perduto. Il motivo principale è stato quello di non consegnare ad un commissario il destino della città in una fase così delicata della sua storia.
L’esito del voto. Hanno votato Sì per la sfiducia: Mario Rizzo, Franco Mondello, Maria Perrone, Andrea Consolo e Libero Gioveni dei Centristi per la Sicilia; Daniela Faranda e Nicola Crisafi del Ncd; Antonino Carreri, Antonino Interdonato e Santi Sorrenti dei Dr-Sicilia Futura; Piero Adamo e Fabrizio Sottile di SiAmo Messina; Antonella Russo del Pd; Giuseppe Santalco, Nora Scuderi e Carlo Cantali di Felice per Messina; Giuseppe Trischitta e Giovanna Crifò di Forza Italia; Simona Contestabile e Nicola Cucinotta dei Progressisti democratici; Donatella Sindoni di Grande Sud; Elvira Amata di Fratelli d’Italia e Daniele Zuccarello del gruppo Misto.
Hanno votato No: Claudio Cardile, Gaetano Gennaro e Pietro Iannello del Pd; Carlo Abbate e Giuseppe De Leo del gruppo Misto; Angelo Burrascano del Megafono; Lucy Fenech, Ivana Risitano, Maurizio Rella e Cecilia Caccamo di CMdb.
Questi gli astenuti: la presidente Emilia Barrile e Pierluigi Parisi di Forza Italia; Benedetto Vaccarino e Carmelina David di Grande Sud; Francesco Pagano dei Progressisti democratici.
E’ risultata assente per motivi di salute Rita La Paglia di Sicilia Futura, mentre Pio Amadeo, di Sicilia democratica, è uscito dall’Aula all’atto del voto.
Alla lettura dell’esito della votazione, dagli spalti si è levato un urlo di gioia, di tipo calcistico, cui ha fatto seguito l’intonazione di “Bella ciao”.
All’esterno della sala consiliare Accorinti si è intrattenuto con un gruppo di sostenitori: “Siamo contenti perché abbiamo la voglia di continuare tutti insieme. E’ un’esperienza straordinaria”, ha detto il primo cittadino. Dopodiché, riferendosi a caldo alla battaglia in Aula: “Stare qui, essere offesi e metterci autocontrollo, dimostra che facciamo questo per amore. Un anno e quattro mesi passano velocemente e dobbiamo farci trovare pronti per fare il salto di qualità”. Dopodiché corre a fine legislatura e guarda oltre: “Alla fine il sindaco può farlo anche un altro, l’importante è andare in questa direzione. La nostra è un’esperienza straordinaria. Continuiamo, perché abbiamo la prospettiva di cambiare culturalmente e in maniera concreta questa città. Non scendiamo a compromessi con nessuno”.
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