di Lino Maio
Ci ricorderemo il 2009 come annus horribilis, noi docenti, colpiti duramente da una “riforma†della quale si comprende bene solo l’ispirazione, l’origine, la motivazione: il deficit di cassa, la crisi.
Ne deriva che chiamare questa manovra “riforma†è del tutto improprio, visto che si tratta di una serie di tagli forsennati e indiscriminati.
Dietro le imposizioni governative non si intravede uno straccio di nuova teoria pedagogica al servizio di nuove strategie più efficienti, ma solo l’esigenza, giàemersa e peraltro condivisibile, di sottoporre il “pachiderma scuola†a una cura dimagrante. (Tutti sanno che le diete efficaci sono quelle ferree ma equilibrate, bilanciate e graduali, mentre quelle eccessivamente drastiche, rapide e sbilanciate non sortiscono effetti benefici e duraturi nel tempo. P.S.: Nessuno chiamerebbe una dieta col termine riforma!).
Con la consapevolezza che questo non è ormai il momento di porsi domande di questo tipo (chi aveva il dovere di porsele, non lo ha fatto!), una si affaccia spontanea: “Come ha fatto la Scuola italiana a ridursi “a simili dimensioni�
Stanno nella memoria di molti le politiche decennali miopi e inefficaci, portate avanti sempre da bravi teorici che tutto sapevano e tutto proponevano senza mai aver messo piede in una classe.
Tali politiche hanno lentamente sottoposto la scuola a mutazioni che l’hanno vista divenire ora sagrestia ora opificio, sala ricreativa, club privé, palestra per criminali in erba e videoamatori,
azienda autonoma efficientissima fucina di progetti (la gran parte indecente ma vergognosamente danarosa e di conseguenza, il più delle volte, nepotisticamente distribuita e gestita).
Si sono “evolute†anche quelle figure centrali e tradizionali del mondo della scuola: il “vecchio†preside ha lasciato il posto ad un “efficientissimo†dirigente – manager quotidianamente alle prese con bilanci, P.O.F. e P.O.N., invischiato in faccende di marketing, attentissimo alle relazioni pubbliche, alla ricerca di accattivanti slogan pubblicitari con i quali sbaragliare la concorrenza e vincere la campagna acquisti studentesca annuale (ma chi controlla l’operato dei dirigenti?); il bidello ha subito un “riqualificazione†in virtù della quale non gli competono più le tradizionali “pulizie dei locali scolastici†che sono state assegnate (dopo regolare gara d’appalto?) a ditte esterne, con un esborso esorbitante (meno bidelli maggiori spese?!) per i magri bilanci delle scuole che non riescono a sostenere le semplici spese di gestione: luce, gas, telefono, linee Adsl, supplenze, eccedenze, fotocopie, arredi scolastici, carta igienica, ecc…
Questi “virtuosi cambiamenti†hanno stravolto, negli anni, tutti gli equilibri sui quali si poggiava l’universo scuola che ne ha risentito qualitativamente, perdendo inesorabilmente quella centralitàformativa che con grande fatica occupava nella società.
Adesso, in tempi di vacche magre, è giunto il momento della resa dei conti; nessuno infatti mette in dubbio la necessitàdi razionalizzare.
E’ da capire, però, come si è deciso di agire.
Il governo, piuttosto che procedere (come sarebbe d’obbligo, data la delicatezza della questione, in un Paese veramente democratico) alla luce di riflessioni pacate e ponderate, prediligendo strategie graduali, rispettose ed eque, ha scelto di intraprendere una linea più rapida e grossolana e inevitabilmente dolorosa: sparare nel mucchio, tagliare teste. (Non sarebbe stato più logico ed efficace, come si usa fare nel superefficiente settore privato, avviare al pensionamento anticipato insegnanti anziani, stanchi e demotivati e investire in forze più giovani e motivate che avrebbero portato linfa vitale ed energie nuove nella scuola?).
Come d’incanto ecco, allora, mettersi in moto la cara, vecchia ma sempre efficace, macchina della propaganda, insinuante, tagliente e offensiva: insegnanti fannulloni, insegnanti impreparati (ma solo quelli del Sud, ovviamente!), insegnanti marxisti-leninisti, assenteisti e via via insultando.
La propaganda ha creato vasto consenso nell’opinione pubblica, confusa, superficialmente informata e poco addentro ai veri problemi della scuola; l’opinione pubblica, come nelle migliori tradizioni, ha cominciato così a caldeggiare le misure restrittive che intanto il governo, prontamente, andava annunciando tra squilli di tromba e colpi di grancassa: snellire la scuola in quattro e quattr’otto.
Ma tale snellimento passa attraverso l’eliminazione “fisica†dei docenti che scontano colpe non loro, che pagano per tutto ciò che non funziona, che pagano per un sistema che non hanno creato ma di cui fanno fatalmente parte in modo numericamente troppo elevato.
Il punto nevralgico di tutta la questione rimane, quindi, il modo in cui si è deciso di colpire gli insegnanti che, frastornati, hanno visto improvvisamente una mannaia abbattersi su di loro, come malerba da estirpare o incurabile cancrena.
Gli insegnanti però sono persone, hanno famiglia, figli, hanno mutui da pagare, progetti e speranze che poggiano su quei miseri stipendi che svaniranno come neve al sole.
Questo metodo spietato, che richiama alla mente sistemi da monarchie assolute, portato avanti con testardo accanimento, con pochi ripensamenti, massacreràprecari giovani e meno giovani (le forze nuove e motivate!!!) e precipiterànel caos dell’insicurezza anche gli insegnanti giàdi ruolo, senza un briciolo di umanità, creando disagio, dolore, disoccupazione, rabbia.
Quello del docente è un mestiere duro e faticoso, sorretto solo ed esclusivamente da passione e coraggio.
Qualcuno ha mai pensato veramente alla immensa mole di responsabilitàche pesa sul lavoro del docente?
Un docente, ora per ora, giorno per giorno, mese per mese, anno dopo anno è a contatto con una infinitàdi alunni e studenti di svariate età, ai quali dedica il suo tempo, le sue energie, la sua pazienza, trasmette conoscenze che diventeranno competenze e abilità, infonde coraggio e speranza, con affetto, entusiasmo, disponibilità, autorevolezza, comprensione; invoglia al ragionamento, all’esercizio critico, avvia al pensiero divergente non conformista, al dubbio metodico, alla riflessione affinché ognuno si realizzi come ragazzo, come uomo e come cittadino responsabile.
E’ un mestiere usurante perché si svolge giornalmente tra mille frustrazioni e mille incertezze che sfiancano il corpo e la mente.
E cosa viene rinfacciato sempre all’insegnante da parte di chi non ha la benché minima idea di come sia complesso il mestiere d’insegnante (se fatto con serietà)?
Le vacanze estive, quelle natalizie, i “pontiâ€Â…
Non si pensa che queste pause sono per l’insegnante necessarie, fisiologiche, sono “boccate d’ossigeno†funzionali all’equilibrio psico-fisico messo a dura prova da condizioni di lavoro spesso paradossali e inverosimili, a volte al limite dell’umanamente tollerabile.
Certo, ci sono, come in tutti i settori, i cattivi insegnanti, impreparati, fannulloni, disonesti che, aggirando leggi e norme a tutela del lavoratore e grazie a medici compiacenti che certificano falsità, ottengono benefici e agevolazioni, riserve e prioritàloro non spettanti ma che consentono a questi imbroglioni di scavalcare colleghi o creare ingiustificatamente cattedre vacanti che necessitano la nomina di supplenti su supplenti, con notevole aggravio di spesa per le casse delle scuole e dello Stato. Questi insegnanti, “solo questiâ€Â, vanno individuati, allontanati, sostituiti, puniti (solo con operazioni di “pulizia†di questo tipo si risparmierebbero cifre enormi, altro che tagli indiscriminati!!); gli altri vanno quanto meno rispettati, se non apprezzati, al limite considerati per il lavoro che svolgono a scuola, nelle classi con gli studenti, a casa. Sì, a casa!
Il lavoro dell’insegnante a casa chi lo considera? Correzioni di elaborati, pianificazione di lezioni e approfondimenti, individuazione di percorsi di recupero individualizzato, predisposizione di schemi, sintesi e tabelle ecc…tirando spesso fino a tarda notte, nonostante l’abituale levataccia mattutina per percorrere anche centinaia di chilometri in auto o in treno per recarsi sul posto di lavoro.
E i corsi di aggiornamento e di perfezionamento?
Qualcuno dirà:- “Sono un buffonata!â€Â
Non è colpa degli insegnanti se questi corsi spesso si rivelano inutili (ce ne sono†in giro†di meravigliosi, per interesse, efficacia, chiarezza, competenza degli esperti, ma sono veramente pochi!) ma di chi li organizza, di chi li gestisce e di chi li propone.
Si ha l’idea di quanto gli insegnanti precari debbano subire pur di rimanere “a galla†nelle loro graduatorie?
Ecco un fatto tra tanti.
I vari ministri della P.I. che si sono susseguiti negli ultimi decenni hanno riconosciuto come legali
alcuni corsi di perfezionamento e master istituiti da Universitàtelematiche, Consorzi o Associazioni interuniversitarie (sarebbe interessante conoscerne i c. d. a.!!), il superamento dei quali comporta l’attribuzione di un punteggio che, sommato a quello derivante dal regolare servizio prestato, consente al docente di avanzare nella graduatoria. Questi corsi di perfezionamento (sulla cui serietàè meglio stendere un velo pietoso) hanno però la “particolarità†di avere un costo non indifferente (dai 400 euro per quelli che “danno†il punteggio minimo a oltre 1000 euro per quelli, di durata pluriennale, che “danno†il massimo) e non tutti i docenti possono permetterseli.
In questi ultimi anni si è assistito ad una indecente ma spietata “guerra tra poveri†(nell’indifferenza generale!!), scatenatasi principalmente al Sud (qui evidentemente i precari sono più “pecoroni†che altrove! Il solito Sud, come sempre terra si saccheggio!!) tra precari “costretti†a seguire questi corsi per non essere scavalcati in graduatoria da colleghi che stanno immediatamente sotto.
Infatti, a conti fatti, fra due docenti a paritàdi servizio, di anzianitàe di titoli “effettivi†in graduatoria, chi può â€Âvantare†un numero maggiore di simili corsi totalizza un punteggio complessivamente più alto e supera il collega (quindi, in definitiva, solo per il “merito†di avere un conto in banca più sostanzioso!!!).
E’ accettabile lo sfruttamento di una simile situazione di necessitàestrema, di debolezza sociale, come questa, rappresentata dai precari? Uno sfruttamento che limita, tra l’altro, l’accesso al diritto allo studio a quanti non hanno i mezzi economici sufficienti.
E’ un malcostume, l’ennesimo, avallato, però, dal silenzio delle Istituzioni e dei Sindacati. Tutti hanno taciuto e tacciono, compiacenti, mentre i padroni di questi non meglio definiti consorzi (chissàquanti affaristi, politici, sottosegretari e ministri ci stanno dietro? Farci una bella inchiesta non sarebbe una buona idea?) si sono arricchiti e continuano a farlo spudoratamente sulla pelle dei soliti insegnanti, che, forse anche per tali fini miserabili sono stati mantenuti tanto a lungo in simile condizione di precarietà.
E che dire degli insegnanti di sostegno, aumentati notevolmente nel corso di questi anni (in ossequio o in spregio a quali disposizioni o interessi?) e quindi sfornati in quantitàindustriale da corsi di abilitazione, prima gestiti da associazioni private, poi dalle varie facoltàuniversitarie, sempre e comunque molto costosi?
Dopo essere stati illusi e munti a dovere, adesso sono continuamente e massicciamente ridotti di numero, sempre per i soliti motivi di cassa. Ma si pensa alle conseguenze di questi ridimensionamenti? Come faranno i docenti a seguire e gestire alunni diversabili in classi sempre più numerose e senza la collaborazione preziosa dei colleghi di sostegno?
E gli alunni che necessitano il sostegno? Prima seguiti, adesso abbandonati. (Gli alunni, d’altronde, hanno sempre scontato tutti i disguidi e gli imbrogli della Scuola, figuriamoci poi se sono alunni diversabili!!!).
Su questo delicatissimo aspetto in particolare, dovrebbero essere principalmente i genitori a darsi da fare in maniera decisa. ÂÂ
Cosa pensare, poi, dei moduli nella scuola primaria?
Prossimi ad essere smantellati, senza tenere conto delle prove complessivamente egregie offerte su tutto il territorio nazionale nel corso degli anni, smantellati, in buona sostanza, solo per problemi di cassa. E la qualità, il rendimento non contano, con buona pace di tutti!
Non sarebbe stato più logico, per esempio, anche alla luce delle lacune manifestate dagli studenti italiani principalmente in lingua italiana e in matematica, ribadire in forma nuova e chiara la centralitàassoluta, per tutto il corso della scuola primaria, del “leggere, scrivere e far di conto†di antica memoria? Invece si smontano i moduli!
Cosa pensare degli accorpamenti tra istituti, delle soppressioni di scuole di paese con pochi alunni
(una discriminazione, in qualsiasi Stato sano e civile; â€Âun inutile sprecoâ€Â, nel nostro!) che si abbatteranno in misura maggiore al Sud, tra Sicilia e Calabria, e comporteranno perdite di posti di lavoro, alterando e compromettendo gli equilibri sociali di intere comunitàe di paesi?
I nostri politici siciliani (mezze o intere figure che siano!), di tutti gli schieramenti, che fanno? Tacciono, come sempre, proni, sottomessi, simili a pupi inerti di fronte al puparo.
Il quadro che emerge da una così rapida e sintetica analisi dell’universo scuola, dovrebbe far intuire quanto sia difficile e delicato intervenire non tanto in modo efficace quanto in modo equo.
L’equitàè infatti condizione necessaria e imprescindibile di democrazia, senza la quale la societàrecepisce male i cambiamenti, si sfalda e si disgrega, avvelenata dall’amarezza, dal risentimento e dall’odio.
I colpi di spugna non vanno bene mai in nessun settore della società.
Questo governo ha deciso di seguire la “propria†strada; a pagare il conto, come al solito, saranno le persone comuni, la parte più debole.
Molto facile “riformare†sulla pelle della gente!
Ci ricorderemo di tutto ciò, quando verranno a chiederci, nuovamente e spudoratamente, il nostro voto?
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